Contratto provinciale: sia maggiore il riconoscimento della professione docente
Data pubblicazione: Feb 05, 2018 8:20:58 AM
Pensavamo fosse la volta buona!
Abbiamo fatto per mesi, anzi per anni, il giro di tutte le istituzioni scolastiche per rilevare i bisogni dei lavoratori così da poter essere realmente rappresentativi, discutendo un’idea di scuola al passo con i tempi e, soprattutto, innovativa.
Allo stesso modo, abbiamo fatto la spola Trento-Roma per monitorare l’avanzamento contrattuale nazionale e, dunque, prestare orecchio a quegli sviluppi che potessero tradursi in una condizione professionale migliorativa provinciale.
Abbiamo condiviso con i nostri delegati una serie di bozze di rinnovo di un contratto che restituisse dignità giuridico-economica alla professione docente, sottoposta a continue sollecitazioni e a innumerevoli pressioni esterne, capaci spesso di tradursi in un aggravio di lavoro non riconosciuto.
Ebbene, dopo tutto il percorso appena descritto compiuto congiuntamente con i lavoratori della scuola, l’amministrazione ha presentato alle O.O.S.S. nella giornata dell’1 febbraio scorso una proposta che ci appare assai poco coraggiosa. Tale proposta, relativa al rapporto di lavoro che s’instaura nella funzione docente, è rispettosa dell’attuale carico orario complessivo, ma con la richiesta che lo stesso venga maggiormente rendicontato. Nell’interpretazione di APRaN, la rendicontazione si spiega con la necessità di fare chiarezza sui ruoli e sulle responsabilità connesse alla verifica delle prestazioni, in modo che ci sia sempre qualcuno che risponda di ciò che viene svolto a scuola. E dell’organizzazione del lavoro risponde il dirigente scolastico.
In tale contesto come si è posta la FLC CGIL del Trentino? Non siamo abituati a criticare per il gusto di criticare, ma a proporre soluzioni individuate con i lavoratori in anni di confronto e di monitoraggio. Abbiamo illustrato la nostra bozza contrattuale, sottolineando l’esigenza di distinguere tra ciò che è orario di insegnamento, ciò che pertiene agli interventi di potenziamento formativo o alle attività funzionali all’insegnamento, offrendo a tale ampia gamma di prestazioni l’opportuno riconoscimento orario e/o salariale. Il nostro progetto era volto a fotografare la vera buona scuola trentina, quella che si spende nell’ordinaria prassi scolastica in termini d’eccellenza e di contenimento del disagio, nell’inclusione d’avanguardia degli studenti con BES, nella qualificazione professionale CLIL, nella progettualità nota come Alternanza Scuola-Lavoro
, rivendicando il giusto salario/riconoscimento orario a tutta a una comunità che si è spesa e si spende quotidianamente per tenere in piedi un Sistema di qualità.
In parole semplici, la nostra inderogabile esigenza è quella di riconoscere nel monte ore attuale dei docenti le plurime attività che vengono svolte per la didattica, compresa la programmazione. Nel caso di riduzione dell’unità oraria di lezione, va riconosciuto a tutti i docenti, di ogni ordine di scuola, il maggior impegno per l’organizzazione delle attività didattiche.
Nell’organizzazione del lavoro è necessario ribadire che questo non è esclusivo appannaggio del dirigente scolastico, ma chiarire che il piano delle attività deve comprendere tutti gli impegni dei docenti e che questo debba essere deliberato dal collegio docenti, l’unico organo tecnico sovrano in tema di pedagogia e di didattica. Inoltre, sul piano è opportuno che venga condivisa un’informativa con i sindacati, per verificare che le prestazioni richieste non disattendano il contratto.
Per quanto attiene alle attività funzionali all’insegnamento, va lasciata al collegio docenti e al dirigente scolastico la programmazione delle stesse perché è a livello di istituto che si individuano le esigenze.
Infine, in tema di assegno di flessibilità, è quanto mai necessario prevedere un riconoscimento maggiore ai docenti che attuano una flessibilità organizzativa più marcata.
Il tavolo si è aggiornato a lunedì 5 febbraio