Carriera docenti: “Testo generico"

Carriera docenti: “Testo generico che consegna senza appello la scuola in mano alla giunta provinciale: a rischio il ruolo di contrappeso dei collegi docenti e dei sindacati”.

Il Ddl Bisesti sulla “carriera docenti”, il 176, dovrebbe approdare in Consiglio provinciale a fine giugno, ma il condizionale è d’obbligo. Non è escluso che tutto slitti a luglio, all’assestamento di bilancio. In quel caso la riforma sarebbe inserita nella manovra di assestamento, insieme ad una moltitudine di altri dispositivi, col rischio che passi senza colpo ferire; una modalità non prevista dal regolamento per una materia ordinaria come questa, ma basterebbe un solo cenno del Presidente del Consiglio provinciale per consentirlo, escludendo così qualsiasi confronto e discussione. Ipotesi che non piace a Flc Cgil del Trentino che mette le mani avanti. “Abbiamo espresso netta contrarietà al Ddl Bisesti per una questione di metodo e di merito – chiarisce il segretario provinciale Raffaele Meo. Il testo ha criticità insuperabili in questo momento, che andrebbero risolte nei tempi necessari e con tutti gli attori seduti attorno a un tavolo. Sembra che la priorità sia fare in fretta, evitare il confronto e dare fiato alle trombe. La nostra non è una posizione pregiudiziale come afferma l’assessore Bisesti, ma crediamo che il merito non sia materia che possa essere decisa d’ufficio dalla giunta. Non si tratta di normale amministrazione, sarebbe una vera e propria rivoluzione ordinamentale che consegnerebbe la scuola in mano alla giunta, senza il coinvolgimento dei collegi docenti e delle organizzazioni sindacali in nessuna delle sue fasi ”.
Sulle priorità Flc insiste: “Avremmo sperato che l’assessorato mostrasse altrettanta urgenza e zelo per il rinnovo del contratto della scuola, per dare risposte ai problemi di organico rafforzando le strutture amministrative per indire nuovi concorsi, a graduatorie esaurite o inconsistenti, a precari che attendono da anni una stabilizzazione e una ricostruzione della propria carriera. Niente di tutto ciò. A fine legislatura, dopo un intero mandato e nessuno disegno di riforma presentato, al fotofinish si tenta il colpo di teatro con una riforma che, solo nel 2032, con l’ultimo di otto concorsi, dedicato ai docenti ricercatori, perfezionerebbe le premesse per cominciare a funzionare così com’è concepita oggi. Dieci anni solo per cominciare; più di due legislature, quattro trienni di contratto”.
A cominciare dal nodo risorse. La riforma prevede retribuzioni aggiuntive per le nuove figure a fronte di un aumento notevole del carico di lavoro. Più che di nuovi investimenti sui docenti si tratterebbe di economie sulla scuola nel suo insieme per un totale di più di dieci milioni di euro. “Si punta tutto su proiezioni di calo demografico e su un ridimensionamento degli organici, nonché sul progressivo azzeramento del fondo per la valorizzazione del merito del personale docente, uno dei pochi strumenti per riconoscere il lavoro di tutti i docenti – insiste Meo. Una riforma che si autofinanzierebbe con risorse tolte alla scuola nel complesso e convogliate verso una fascia ristretta di insegnanti, precari esclusi anche in questo caso. Risorse indispensabili a mettere ordine nell’ordinamento attuale, a stabilizzare i precari e a garantir loro il riconoscimento del servizio preruolo, a rinnovare con puntualità contratti di lavoro che facciano i conti con tassi d’inflazione potenzialmente a due cifre, oggi come in futuro. Per dare un ordine di grandezza, il rinnovo del contratto del triennio 2019-2021, pari poco meno del 5% di aumento, ha richiesto risorse per circa quindici milioni di euro”.
Tra gli altri nodi critici evidenziati da FLC CGIL la mobilità. A oggi il docente esperto, dato che i primi e unici docenti ricercatori si vedranno solo nel 2032, dovrà rinunciare allo status conquistato in mancanza di posti disponibili a parità di status nella sede desiderata. La mobilità è un meccanismo già rigido, calibrato, che si verrebbe a complicare ulteriormente e nel caso di mobilità nel resto d’Italia, le nuove figure introdotte in Trentino non esisterebbero.
C’è poi il tema spinoso dei criteri selettivi per le nuove figure. Sulla base di criteri stabiliti dalla giunta la preselezione sarà affidata al dirigente scolastico che, in un modo o nell’altro, ha avrà la responsabilità di decidere chi potrà accedere al concorso. Nessun ruolo riconosciuto al collegio docenti e ai sindacati, ma sì al “grado di apprezzamento di studenti e colleghi”: ci si chiede in quale altro contesto il parere dei colleghi rappresenti criterio utile per la partecipazione a un concorso.
“Ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità e delle istituzioni, che il Ddl giunga in Aula per essere discusso e che non si comprima il confronto su un tema così importante all’interno del prevedibile ampio dibattito sull’assestamento; ultimo atto finanziario di questa legislatura.” – conclude Meo.

Trento, 1° giugno 2023