Protocollo politico sul rinnovo contrattuale del pubblico impiego 2022-2024
Il 18 luglio le Organizzazioni Sindacali del settore pubblico erano convocate al confronto per la sigla di un protocollo politico che gettasse le basi finanziarie del rinnovo contrattuale 2022-2024 in vista dell’assestamento di bilancio della settimana prossima, ultimo atto politico-finanziario di questa amministrazione.
Come CGIL confederale, CGIL Funzione pubblica e CGIL FLC, in queste ultime settimane ci siamo spesi più di chiunque altro per tenere compatto il fronte delle sigle sindacali elaborando proposte incisive per migliorare la proposta dell’amministrazione che portasse a un recupero sostanziale della perdita del potere d’acquisto degli stipendi – 8,7% per il 2022 e 6,4% previsto per il 2023 – ma siamo stati anche i più scottati e delusi dall’esito del confronto, per questo abbiamo deciso di non firmare. Si consideri che per il 2022, anno in cui il tasso inflattivo è un dato acclarato, non una previsione, l’impegno dell’amministrazione si è fermato al 2,99%, un divario che per noi non trova alcuna giustificazione. L’una tantum da 35,6 milioni di cui molto si è parlato, è uno specchietto per le allodole, perché sarà erogata in unica soluzione solo nel 2023, mentre noi chiedevamo divenisse una parte stabile della retribuzione da qui in avanti. Il protocollo firmato martedì però, per quanto rappresenti un importante atto d’indirizzo politico, non è il contratto. La trattativa contrattuale vera e propria si svolgerà all’Apran, l’Agenzia provinciale per la rappresentanza negoziale, sede in cui noi riporteremo in modo sempre più forte la richiesta di considerare quest’intesa solo un anticipo sul triennio 2022-2024 e che il tavolo contrattuale si riapra ad elezioni concluse e una volta insediata la nuova giunta.
La nostra proposta come CGIL confederale, CGIL Funzione Pubblica e CGIL FLC per sostenere il potere d’acquisto delle retribuzioni si fondava su quattro capisaldi:
- che gli aumenti tendessero quanto più possibile verso un tasso d’inflazione reale attorno al 15%, dato dalla somma dell’8,7% per il 2022 e del 6,4% stimato per il 2023;
- che l’una tantum promessa dalla giunta sul 2023, 35,6 milioni di euro erogati una volta sola e in un’unica soluzione, divenisse invece parte fissa della retribuzione;
- che anche le risorse per l’indennità di vacanza contrattuale non fossero riassorbite e diventassero parte strutturale della retribuzione;
- che le risorse si concentrassero sul 2022-2023 per dare una spinta immediata e sensibile alle retribuzioni e che fossero considerate solo un anticipo su un contratto da considerare aperto e riprendere in mano nel 2024, a nuova giunta insediata, per ragionare sulla base di nuove risorse a bilancio sull’intero triennio.
Per quanto il nostro lavoro abbia portato dei miglioramenti alla proposta iniziale – quindici milioni aggiuntivi sul 2022, vacanza contrattuale non riassorbita, stanziamento di 15 milioni di euro per l'ordinamento professionale e le progressioni a partire dal 2023 - le nostre richieste più ficcanti non sono state ascoltate:
- le percentuali di aumento saranno del 2,99% sul 2022, del 6,16% sul 2023 e a partire dal 2024 si attesteranno sul 6,31%, ma il tasso d’inflazione per il 2022 è all’8,7% e per il 2023 è prevista già al 6,4%;
- l’una tantum resta tale, data una sola volta e in unica soluzione nel 2023, e non sarà trasformata in parte stabile della retribuzione ma data una sola volta nel 2023;
- il protocollo non considera il contratto aperto se non per il 2023 e il 2024, mentre il 2022 è stato chiuso al 2,99% di aumento, che impallidisce di fronte a un tasso d’inflazione dell’8,7% accertato per il 2022; avevamo chiesto uno sforzo molto più importante perché l’impennata dei prezzi si è verificata proprio lì, nel 2022, e non possiamo accettare una forchetta così ampia fra il 2,99% e l’8,7.
L’esito della trattativa si è discostato troppo dalla nostra visione, una visione che avrebbe dato una prospettiva più certa e stabile alle retribuzioni rispetto a rincari inediti. Per questo abbiamo deciso di non firmare per poter rilanciare coerentemente le nostre richieste nelle prossime settimane, con forza, al tavolo contrattuale, e con il sostegno e la partecipazione di tutti i lavoratori del settore pubblico.