Centinaia di cattedre a tempo indeterminato avanzate e graduatorie esaurite
Centinaia di cattedre a tempo indeterminato avanzate e graduatorie esaurite: a dura prova la scuola trentina nei prossimi anni
Più di duecento cattedre a tempo indeterminato avanzate dalle immissioni in ruolo; quasi tutte le graduatorie esaurite o in esaurimento entro l’anno venturo; un concorso straordinario appena concluso su sole quattro classi di concorso che non ha prodotto graduatorie utili; un servizio reclutamento sotto organico in evidente difficoltà a organizzare concorsi mirati e tempestivi, costretto a compiere una selezione chirurgica delle procedure da bandire; meno disponibilità dei docenti a trasferirsi da sud a nord in virtù di migliorate prospettive di lavoro nelle proprie regioni, bassi salari che promettono una vita precaria al nord e l’introduzione di vincoli triennali per i neoassunti: una miscela che negli anni a venire, se non si corresse ai ripari in modo organizzato, massiccio e tempestivo potrebbe mettere a seria prova la tenuta della scuola in Trentino. L’avvio dell’anno scolastico alle porte si preannuncia molto problematico, probabilmente come mai in precedenza. L’assessore Bisesti difende il proprio operato, spingendosi ad affermare di aver “fatto più che in ogni altra legislatura” sul reclutamento, ma i numeri parlano in modo diverso.
Graduatorie quasi tutte esaurite su ogni grado di scuola. Nella primaria tutte, anche su scuola comune e dalle immissioni in ruolo di luglio sono avanzate più di sessanta cattedre di cui trenta solo sul sostegno; senza un concorso né le cattedre avanzate quest’anno, né i pensionamenti dell’anno prossimo avranno alcuna speranza di essere coperti da personale immesso in ruolo da graduatoria. Nella secondaria di primo grado la situazione non è più rassicurante, anche qui quasi tutte le graduatorie esaurite, con un alto numero di cattedre avanzate su classi di concorso come la A022 (italiano storia e geografia) e la A028 (matematica e scienze), il che è tutto dire; solo tre le classi di concorso in cui rimane qualcuno a tenerle in vita, ma che si esauriranno certamente l’anno prossimo. Sulla secondaria di secondo grado parliamo di più di centosessanta cattedre avanzate.
Sul sostegno avanzano più di settanta cattedre: trenta nella primaria, trentacinque alla secondaria di primo grado e dodici in quella di secondo. La soluzione a portata di mano sarebbe l’assunzione diretta di tutti gli specializzati senza requisiti di servizio pregresso come accade a livello nazionale.
I concorsi banditi negli ultimi anni dal Servizio reclutamento non hanno ripopolato le graduatorie come atteso e checché ne dica l’assessore, in provincia di Trento esiste un’emergenza reclutamento causata anche dalla carenza di organico del servizio preposto. Questo incide negativamente sul ritmo, la regolarità e quindi la prevedibilità dei concorsi, che associato a continui cambiamenti dei requisiti di accesso e delle modalità di svolgimento, confondono, disorientano e rischiano di escludere i candidati in partenza; candidati il cui identikit non risponde propriamente a quello del neolaureato, bensì a persone con diversi anni di esperienza e precariato alle spalle, un lavoro a tempo pieno nella scuola e all’apice della realizzazione della propria vita familiare, con impegni e responsabilità di educazione di accudimento di figli piccoli e genitori che diventano anziani.
Dati locali di per sé allarmanti che vanno interpretati anche alla luce di una recente inversione di tendenza a livello nazionale. Se nella seconda metà degli anni Dieci v’era una forte spinta da sud a nord riconducibile al piano straordinario di assunzioni della “Buona Scuola”, esaurita quella spinta oggi i docenti sono molto meno inclini a lasciare la propria regione d’origine con la prospettiva di trasferirsi in condizioni precarie e basse retribuzioni nelle provincie del nord; a complicare ulteriormente un quadro caratterizzato dalla schizofrenia del sistema di abilitazione e reclutamento che, come già detto, sbilancia il tempo delle scelte sempre più in là nella vita dei docenti – la maggior parte dei quali sono donne – la reintroduzione dei vincoli triennali di permanenza sulle sedi di assegnazione per i docenti neoassunti.