FLC CGIL e FGU-SATOS firmano l’ipotesi d’accordo per aumenti e arretrati 2019-2022 ma le progressioni orizzontali rimangono ancora nella pancia della PAT
pubblicato 29 dicembre 2022
FLC CGIL e FGU-SATOS firmano l’ipotesi d’accordo per aumenti e arretrati 2019-2022 ma le progressioni orizzontali rimangono ancora nella pancia della PAT
Ieri giovedì 29 dicembre 2022 la FLC CGIL del Trentino e FGU-SATOS hanno apposto la propria firma sull’ipotesi di accordo per la parte economica del CCPL 2019-2021 per il personale ATA, assistente educatore, formazione professionale, personale insegnante e coordinatore pedagogico delle scuole dell’infanzia. L’accordo riguarda gli incrementi stipendiali che saranno visibili in busta paga nel corso del nuovo anno, gli arretrati relativi al periodo 2019-2021 del triennio contrattuale già chiuso e gli arretrati del 2022. Ora sta in capo alla Giunta decidere i tempi della sottoscrizione definitiva e della messa in pagamento di somme che spettano ai lavoratori dal 2019, peraltro già promesse con un accordo nel 2020 poi disatteso. FLC CGIL e FGU-SATOS hanno deciso però di non firmare la proposta d’intesa sulle progressioni orizzontali per il triennio 2019/2021.
Il principio che ha guidato tali scelte è la chiarezza. FLC CGIL e FGU-SATOS hanno deciso di firmare solo l’ipotesi di accordo per gli aumenti stipendiali e gli arretrati perché si trattava di un accordo chiaro, che soddisfaceva la richiesta dei sindacati di garantire incrementi che raggiungessero almeno il 5% a regime e, come da contenuto della piattaforma presentata unitariamente in APRaN da FLC CGIL, CISL Scuola e FGU-SATOS nel mese di aprile, poi portata anche all’attenzione della prima commissione per l’assestamento di bilancio, aveva un occhio di riguardo per le posizioni retributive più basse con lo scopo di contenere il divario esistente rispetto a quelle più alte.
Allo stesso modo FLC CGIL e FGU-SATOS hanno deciso di non firmare l’intesa riguardante le progressioni orizzontali del triennio 2019-2021, perché non si trattava di un’ipotesi d’accordo, bensì di un impegno dei dirigenti generali dei Dipartimenti Istruzione e Personale. Un impegno di natura non politica, privo di elementi di chiarezza, la cui firma non avrebbe aggiunto niente al lavoro già svolto sin qui e avrebbe impegnato le organizzazioni sindacali su qualcosa di cui non si conoscono i contorni. In virtù del comma inserito nella Legge di bilancio 2023, risultato di un serrato confronto negoziale durato mesi, che prevede per il solo triennio 2019-2021 la possibilità di assumere come unico criterio di valutazione per il riconoscimento delle progressioni l’assenza di sanzioni disciplinari superiori alla sospensione dal servizio, ora le due sigle sollecitano la Giunta a emanare le direttive per l’APRaN che consentirebbero di chiudere l’intera parte economica relativa al triennio 2019-2021. Le somme rimangono comunque a disposizione, ma congelate fino a quando la politica non metterà nero su bianco un accordo sindacale chiaro sull’iter da seguire e i tempi da rispettare. Il lavoro di negoziazione è chiuso, il tempo per gli impegni è esaurito; ora è necessario dare concretezza a quanto già discusso. Rimane aperta e tutta da giocare la partita del rinnovo contrattuale per il triennio 2022-2024, sulla quale le organizzazioni sindacali intendono aprire subito una nuova stagione di contrattazione.