V Congresso FLC del Trentino 2022
Care Delegate e cari Delegati
Gentili Ospiti
Care Compagne e cari Compagni
ci troviamo oggi in questa sede per concludere il percorso del V Congresso della FLC CGIL del Trentino, percorso che si è avviato a settembre con le assemblee di base. Tre mesi di riunioni svolte quasi totalmente in orario di lavoro per favorire il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo, anche di coloro che non sono iscritti al nostro sindacato. Un impegno eccezionale di tutta la struttura FLC che ha dato risultati positivi, perché ha visto crescere in modo rilevante la partecipazione al confronto, sia sui temi posti al centro dei documenti congressuali sia su quelli più specifici della categoria. Una partecipazione però inferiore alle nostre aspettative perché avevamo immaginato e sperato di avere assemblee sempre affollate, vista la ripresa a pieno regime delle attività lavorative nei comparti della conoscenza, la rilevanza dei temi posti all’ordine del giorno e l’attenzione e la cura con cui abbiamo voluto organizzare le nostre riunioni – più di sessanta assemblee calendarizzate nei luoghi di lavoro. Non è stato così. In alcuni casi ci siamo trovati con appena il 10% dei potenziali partecipanti.
Voglio partire da questo dato oggettivo e lasciare l’argomento aperto alla discussione anche da parte di quest’assemblea congressuale. Non ho una risposta unica a questo problema, vale a dire alla scarsa partecipazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori all’attività sindacale. Di motivi ce ne potrebbero essere tanti: inadeguatezza della comunicazione da parte nostra, scarsa presenza di delegati sindacali negli istituti scolastici e formativi, assenza delle RSU nella scuola, generale sfiducia nelle istituzioni; ma, al contrario, la causa potrebbe essere ricercata anche nella delega totale, da parte delle iscritte e degli iscritti alla FLC CGIL, a chi nel sindacato si impegna e dà rappresentanza.
Non c’è tempo qui per fare un’analisi, né tanto meno per trovare soluzioni. Penso però che alla base di tutte le riflessioni su questo tema ci debba essere la consapevolezza che il mondo del lavoro sta cambiando e continuerà a farlo ad un ritmo sempre più rapido lanciando nuove sfide per le lavoratrici, per i lavoratori e per le loro organizzazioni. Dobbiamo quindi prima di tutto chiarire a noi stessi che cosa e chi vogliamo rappresentare nella scuola e in tutti gli altri ambiti della conoscenza e poi porci il problema di come allargare la base di coloro che attivamente si mettono a disposizione per condividere questa idea di sindacato. Non credo che il modello da perseguire sia solo quello di acuire il conflitto, rievocando un passato di lotta e di mobilitazioni in piazza. Non ritengo che lo scontro sindacale con la controparte, ma anche con le altre organizzazioni sindacali, sia di per sé un valore e, in ogni caso, non è mai mancato in questi anni un impegno forte e determinato alla contrapposizione e alla lotta, attraverso operazioni concrete come manifestazioni e presidi, indizioni di sciopero, nazionali e provinciali a cui la FLC ha sempre partecipato. E non può essere considerato come valore assoluto neppure dare risposte corporative su singoli problemi, su questioni molto specifiche, soggettive, parziali: questo è esattamente il contrario della nostra vocazione confederale, per la quale combattere per il diritto di uno significa affermare il diritto di tutti.
Penso che, in un mondo del lavoro in continua evoluzione, un dialogo sociale forte, efficace ed inclusivo è e sarà fondamentale per costruire il mondo del lavoro che vogliamo. Considero l’unitarietà sindacale una forza con la quale sono stati affrontati momenti difficili, come lo sono questi ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, dalla crisi economica, energetica e ora anche dalla guerra dentro i confini della nostra casa comune. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata, con drammatiche conseguenze per la vita e il futuro delle popolazioni ucraine, ma anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale.
Siamo e saremo sempre dalla parte della popolazione civile, delle vittime della guerra in Ucraina e dei pacifisti russi che si battono per porre fine all’aggressione militare. Questa guerra va fermata subito e va trovata al più presto una soluzione negoziale. Occorre che il nostro Paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente e fattivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, partendo dal concetto di sicurezza condivisa, costituisca una garanzia della pace anche per il futuro.
Ecco allora che, in coerenza con i pensieri sopra esposti, descriverò in sintesi il percorso seguito in questi ultimi anni dalla FLC, evidenziando gli obiettivi ancora da raggiungere, ben consapevole che esprimere in poche righe e in parole semplici la complessità sia un’impresa ardua e probabilmente troppo ambiziosa. Ma ci provo.
Penso che la nostra priorità assoluta sia quella di costruire inclusione, integrazione e nuova cittadinanza e che l’obiettivo da realizzare sia quello di una società aperta, in grado di accrescere le capacità di ciascuno, consapevole del fatto che i cambiamenti climatici dipendono dall’azione umana e che quindi solo un’azione umana può contrastarli; in caso contrario non si potranno arginare i disastri. Lo studio, la divulgazione scientifica, la scuola, l’università sono parte imprescindibile del riscatto sociale, sono strumenti indispensabili per la comprensione del mondo, per costruire esperienze di apprendimento, per educare al sapere critico, per superare le disuguaglianze. Solo una comunità che accoglie e valorizza le differenze individuali e un progetto educativo e didattico complessivo che si arricchisce di nuove strategie pedagogiche, metodologiche, didattiche possono fornire un’occasione di miglioramento significativo e diffuso. Spetta alla scuola, agli istituti di ogni ordine e grado, all’istruzione più in generale, il compito di affrontare la complessità delle differenze per evitare che si trasformino in disuguaglianze e di applicare forme concrete di didattica inclusiva, attraverso un’organizzazione del lavoro scolastico in cui ci sia spazio per tutti e per ciascuno, soprattutto per chi, per vari motivi, parte più svantaggiato.
Non servono nuove norme, ma il cambiamento esige un grande impegno e rinnovamento culturale, professionale e deontologico di chi nella scuola lavora.
Per questo è necessario un investimento straordinario da parte dello Stato e della Provincia. Occorre che il governo individui i livelli essenziali delle prestazioni come strumento volto a garantire il diritto costituzionale all'istruzione su tutto il territorio nazionale e riguardante ogni aspetto relativo al diritto allo studio e alla formazione – declinato come accesso alla scuola dell’infanzia, frequenza del servizio mensa, sostegno agli studi universitari, frequenza dei corsi per adulti. I LEP sono il mezzo per tutelare tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale, senza discriminazioni per reddito o per residenza, per contrastare la logica di una certa idea di autonomia differenziata che ha trasformato l’autonomia scolastica nata negli anni ’90, svuotandola di significato. Un’autonomia che non è stata sostenuta con risorse e strumenti adeguati, col risultato che le scuole sono state lasciate sole o, peggio, sono state sovraccaricate con compiti e funzioni che non possono né devono assolvere. L’autonomia ha bisogno di collegialità e di partecipazione democratica per non essere ridotta ad un mero fatto burocratico.
Purtroppo le politiche perseguite negli ultimi anni nella gestione dei sistemi della conoscenza nazionali e di quelli provinciali, utilizzando quasi un copia incolla, si sono caratterizzate per l’intento di rafforzare il potere unilaterale direttivo e di riconoscere solo il risultato della prestazione, anziché la complessità dell’attività professionale.
Di questo stato di cose è possibile riportare anche alcuni esempi significativi:
- Contratto provinciale del personale ATA, AE, Infanzia e Formazione Professionale: la proposta presentata dall’APRaN in uno degli ultimi incontri che si sono svolti per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro 2019-2021 condiziona l’avanzamento delle posizioni retributive ad una sorta di valutazione della prestazione lavorativa del personale interessato. E inoltre, sempre nella stessa bozza, è esplicita l’intenzione di utilizzare le risorse messe a disposizione per la revisione del profilo professionale del coordinatore pedagogico unicamente per il riconoscimento di una retribuzione di risultato a fronte di ulteriori attività aggiuntive, non comprendendo minimamente la gravosità ordinaria di quelle mansioni e di quelle responsabilità;
- Carriera docenti: un percorso che punti a valorizzare le figure e le competenze dei docenti della scuola trentina non può prescindere dal confronto con il personale interessato e con le organizzazioni sindacali; e poiché nessuna riforma può essere “a costo zero”, devono inoltre essere stanziati i fondi necessari. Ci sono alcuni punti fermi da rispettare: non è possibile pensare di utilizzare risorse aggiuntive ulteriori per riconoscere il lavoro del 5% dei docenti, quando la giunta provinciale non è disponibile a stanziare nella prossima legge finanziaria nemmeno una cifra contenuta per il rinnovo del contratto di tutto il personale della scuola e neppure per riconoscere gli ordinari compiti di supporto e coordinamento dei docenti. Il nuovo modello dovrebbe prendere l’avvio a settembre 2023 con un concorso ad hoc, finalizzato alla selezione delle nuove figure. A tale proposito dobbiamo però rilevare, con un certo disappunto, che il dipartimento istruzione, sottodimensionato in termini di organico e dunque in forte ritardo nelle operazioni relative ai vari concorsi già banditi, non è assolutamente in grado di organizzare e portare a termine nuove procedure selettive. Infine, la riforma definisce un nuovo status giuridico del docente, mentre la discussione sul rinnovo della parte normativa per il contratto 2019-2021 non è nemmeno iniziata: è impensabile, sia su un piano giuridico sia semplicemente sotto il profilo logico, dare il via alla creazione di nuove funzioni al di fuori del contratto di lavoro.
- Università di Trento: la decisione unilaterale dell’amministrazione dell’Ateneo provinciale riguardo alle chiusure di ateneo con imposizione delle giornate di ferie al personale, fino a 19, rompe l’esperienza decennale di relazioni sindacali che hanno positivamente influito sulla qualità del lavoro e del servizio;
- Scuola dell’infanzia: la scelta arbitraria dell’amministrazione di prolungare di un mese le attività didattiche nelle scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate ha deliberatamente ignorato ogni proposta di mediazione. È stata una risposta sbagliata e parziale alla necessità di offrire nel periodo estivo servizi di cura e assistenza alle bambine e i bambini. La scuola dell’infanzia, a pieno titolo parte integrante e primo segmento del sistema di istruzione, ha tempi definiti entro i quali esplicita la sua progettualità educativa e non può esserne svilita la specificità e l’identità.
- Dirigenti scolastici: l’ampia discrezionalità esercitata dal dirigente generale nel decidere sui criteri di conferimento e di rotazione degli incarichi di preposizione alle istituzioni scolastiche, anche di primo incarico, e delle aree di responsabilità risulta inopportuna e controproducente.
Entrando nel vivo della trattazione, quali sono state e continueranno ad essere le nostre richieste sindacali?
- Ripristinare la regolarità delle scadenze contrattuali: un obiettivo e un impegno della FLC.
Con tre anni di ritardo e sotto la spinta dell’accordo raggiunto a livello nazionale è stata trovata finalmente un’intesa per il rinnovo del contratto dei docenti della scuola trentina a carattere statale (scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado), per un totale di 7 mila lavoratrici e lavoratori. L’intesa porterà agli insegnanti un aumento del 4,2% dal 1° gennaio 2022, del tutto sovrapponibile a quello deliberato a Roma, e gli arretrati 2019-2021. Come a livello nazionale anche per il Trentino si tratta solo di un anticipo, in quanto il contratto non è ancora chiuso. La nostra richiesta, in linea con tutto il comparto provinciale, consiste in un incremento tabellare almeno del 5% e nella rivalutazione dell'assegno provinciale. E su questo punto non intendiamo allentare la presa. Per raggiungere questo primo traguardo sono state necessarie proteste e mobilitazioni. Analogo contratto è stato chiuso a livello provinciale per i dirigenti scolastici.
Per quanto concerne l’università, il 10 novembre è stata sottoscritta un’intesa politica tra il ministro dell’istruzione e il ministro della pubblica amministrazione e le organizzazioni sindacali del comparto istruzione e ricerca, a cui è seguito l’accordo sottoscritto l’11 novembre 2022 anche presso l’ARAN. L’intesa prevede una prima sequenza contrattuale con cui viene assegnata un’anticipazione (pari al 95%) delle risorse già stanziate con le precedenti leggi di bilancio 2019, 2020 e 2021 per gli aumenti tabellari. Andrà definito il calendario del prosieguo della trattativa per la parte normativa, per arrivare alla sottoscrizione del CCNL presumibilmente nel mese di gennaio, subito dopo l’approvazione della legge di bilancio 2023. La situazione di arretratezza dell’università pubblica italiana è gravissima e pesanti, di conseguenza, sono le ricadute sul personale che vi lavora, considerato che gli incrementi stabiliti dal contratto e dalle norme di legge gravano sui bilanci dei singoli atenei e non sul bilancio dello Stato, come avviene per altre amministrazioni pubbliche. Bastano pochi significativi dati per fotografare il grandissimo ritardo della nostra università nel contesto europeo: ci troviamo all’ultimo posto come finanziamento statale, al penultimo posto per numero di giovani laureati e contiamo un terzo dei ricercatori della Germania e metà di quelli di Francia e Inghilterra. Il sistema universitario italiano dagli anni 2008-2009 ha visto anche una costante diminuzione del personale docente e ricercatore, di circa il 20%, e ancora maggiore risulta essere il taglio subito dal personale tecnico e amministrativo, passato da 70.000 a 50.000 unità. Parallelamente si è registrato un aumento dei lavoratori precari, che ormai rappresentano più della metà del personale che svolge attività di ricerca e di didattica. Dato un contesto così negativo, non possono essere ritenuti sufficienti i pur importanti interventi introdotti con la legge di bilancio 2022 sul piano straordinario di reclutamento e sulla valorizzazione del personale tecnico amministrativo, che in questo decennio, oltre all’aumento dei carichi di lavoro, ha subito anche la decurtazione di parte del salario accessorio e il sostanziale blocco degli istituti contrattuali per la valorizzazione della professionalità, cosicché oggi il personale contrattualizzato dell’università risulta avere la retribuzione media più bassa di tutto il pubblico impiego!
Per quanto concerne il settore della ricerca, la realtà in Trentino è molto complessa, non solo perché coinvolge temi scientifici molto differenti tra loro, spaziando dalle biotecnologie alla meccanica quantistica, passando per le nanotecnologie, ma anche perché vede coinvolti enti differenti che si interfacciano con aziende e realtà pubbliche diverse.
Ci sono però punti in comune e criticità che riguardano tutti e che vanno affrontate.
I fondi PNRR sono sicuramente molto importanti per la ricerca nel suo complesso, ma non risolvono problemi fondamentali, come ad esempio il precariato, che affliggono il mondo della ricerca. Anzi, molti giovani che si ritrovano coinvolti in attività legate al PNRR corrono il rischio di rimanere esclusi quando il piano terminerà. Come già in passato, la FLC CGIL deve monitorare questa situazione perché potrebbe determinare un aumento del precariato, anche oltre all’ambito della ricerca.
La valorizzazione del personale tecnico e ricercatore negli enti è poi un'altra questione che deve essere presa in debita considerazione. Vari enti, infatti, non hanno applicato le procedure per l’avanzamento delle carriere oppure, in taluni casi, queste procedure sono state avviate con anni di ritardo o con fondi insufficienti rispetto alla la platea degli aventi diritto. Questa situazione ha creato fortissime tensioni e malcontento nel personale. E la FLC ha saputo farsi portavoce di tutti.
Mancano anche strategie lungimiranti riguardo alla valorizzazione professionale che ha frustrato e umiliato le legittime aspettative dei ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Manca ancora una politica vera di reclutamento del personale che offra reali opportunità di lavoro stabile ai tanti precari, che pure contribuiscono a dare valore agli enti, che riconosca le loro competenze e valorizzi le tante risorse impegnate per l’attivazione e la proroga dei loro contratti.
In questo contesto è in corso la trattativa per il CCNL “Istruzione e Ricerca” 2019-2021. È stata firmata la parte economica ma la trattativa prosegue sulla parte normativa, che risulta di grandissimo peso, perché può portare a forti modifiche per il ruolo di tutto il personale. La CGIL e la FLC CGIL si stanno impegnando per giungere, unitariamente agli altri sindacati rappresentativi del comparto, alla chiusura del negoziato relativa a tutta la parte normativa.
Per l’AFAM occorrono adeguati finanziamenti, finalizzati all’ampliamento dell’offerta formativa, all’aumento delle dotazioni organiche del personale, alla progressiva eliminazione dei contratti atipici.
Se alcuni tavoli contrattuali di fatto stanno per chiudersi, un altro, rimane aperto e riguarda 5 mila lavoratrici e lavoratori, insegnanti della scuola dell’infanzia provinciale ed equiparata, personale ATA e assistenti educatori, coordinatori pedagogici e docenti della scuola professionale provinciale e paritaria. Abbiamo infatti giudicato irricevibile la proposta dell’APRaN di vincolare ad una valutazione del personale il gradone retributivo, cioè le progressioni di carriera. Da tempo ci battiamo per dare pari dignità ai contratti del comparto scuola e per rendere quindi automatiche le progressioni, e il riconoscimento del servizio pre-ruolo, come previsto per i docenti della scuola a carattere statale e per tutto il personale scolastico nel resto d’Italia. Avallare questo disegno significherebbe accettare che nella scuola trentina ci siano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, e questo non lo possiamo assolutamente consentire.
Altrettanto irrispettoso, da parte della delegazione APRaN, è stato il presentarsi senza una proposta per la revisione del profilo professionale del personale coordinatore pedagogico, rimandata a data da definire, congelando di fatto risorse che sarebbero invece immediatamente disponibili per il riconoscimento di questa importante figura professionale.
Per quanto riguarda il contratto della dirigenza scolastica è indispensabile eliminare, introducendo una specifica sezione nel CCPL, le contraddizioni normative e l’estensione continua e abnorme dei compiti del dirigente operata dalle norme, definendo i limiti delle sue responsabilità nel contesto dei poteri all’interno della scuola autonoma; ci riferiamo in particolare alle responsabilità riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro, che vanno contingentate alla gestione del servizio, e l’applicazione delle norme su trasparenza, privacy e anti-corruzione.
È inoltre essenziale prevedere per tutto il personale dei nostri comparti lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti del triennio 2022, 2023 e 2024. Infatti in Trentino, come nel resto d’Italia, un’inflazione vicina ormai da diversi mesi al 10%, se non addirittura superiore, e l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, gravano in maniera particolarmente significativa sulle famiglie a reddito fisso, il cui potere d’acquisto viene eroso giorno dopo giorno.
- Rafforzare gli organici del personale docente, ATA, AE, Infanzia e formazione professionale
Il massimo dell’efficienza da parte del servizio educativo e scolastico può essere dispiegato a condizione che sia aumentata la pianta organica di tutto il personale, in relazione alla sempre maggior complessità della scuola. È necessario porre la dovuta attenzione ai diritti degli studenti con BES e degli studenti in difficoltà e rilanciare un modello di scuola inclusiva, a partire da un piano di formazione diffusa sulla didattica inclusiva e dalla stabilizzazione e implementazione degli organici di sostegno e degli assistenti educatori. Per i docenti di sostegno si dovrà prevedere l’incremento del numero di posti per la formazione specifica, anche per quanto riguarda i docenti della scuola dell’infanzia, e l’assunzione degli specializzati.
È necessario inoltre garantire la riduzione del numero di studenti per classe, in particolare in presenza di studenti con disabilità o con difficoltà di apprendimento, misura questa che diviene funzionale anche al contenimento della dispersione scolastica in quanto permette ai docenti di intervenire efficacemente sugli studenti e di intercettare tempestivamente le cause che portano all’insuccesso scolastico e all’abbandono.
Nella costituzione delle classi, deve essere imprescindibile il tetto degli studenti per singola classe a non più di venti, quando in essa sia presente uno studente con disabilità. Non solo: accanto agli studenti tutelati dalla L.104/92, ormai è immancabile la presenza di altri studenti con difficoltà di apprendimento: bambini e ragazzi con DSA e studenti con altri bisogni educativi speciali. Se, dunque, si vuole davvero raggiungere l’obiettivo fondamentale della scuola, che è quello di consentire a ogni singolo studente di crescere intellettualmente, affettivamente, socialmente al meglio delle sue possibilità, diventa ineludibile la riduzione del numero di studenti per classe.
In analogia, per la Scuola dell’Infanzia, si chiede una particolare attenzione alla costituzione di sezioni con un numero di bambini ulteriormente ridotto e ben al di sotto del limite di 24 bambini per sezione, in presenza non solo di soggetti certificati ai sensi della legge 104, ma anche di situazioni di fragilità.
Occorre prevedere il rafforzamento degli organici del personale ATA, AE, scuola dell’infanzia e formazione professionale, oltre che con l’ampliamento della pianta organica anche con la sua stabilizzazione, procedendo con le assunzioni a tempo indeterminato attraverso l’indizione dei concorsi per tutte le figure professionali che non hanno graduatorie vigenti e attraverso il rinnovo delle graduatorie per le assunzioni a tempo determinato di CAS, ALS, CS, coordinatori pedagogici. È inoltre necessario procedere urgentemente con l’indizione del bando di concorso per la figura di ispettore scolastico del sistema educativo provinciale.
Di fondamentale importanza si rivela in questo momento storico l’istituzione/incremento dei corsi per l’istruzione permanente, anche in considerazione della necessità di riqualificazione professionale degli adulti, come ad esempio ai fini dell’accompagnamento all’acquisizione del diploma di qualifica per il profilo professionale di collaboratore scolastico. Sarà importante riflettere sulla possibile realizzazione di proposte di ampliamento dell’offerta formativa dei centri EdA, in grado di consentire a coloro che frequentano i percorsi un recupero pieno delle competenze. In particolare è necessario garantire la completa riattivazione dei percorsi di alfabetizzazione di lingua italiana L2 per stranieri, finalizzati alla certificazione attestante il conseguimento del titolo. Occorrono poi specifici interventi sulla scuola carceraria, oltre che un necessario supporto agli studenti stranieri.
Risorse specifiche, sia umane sia materiali e finanziarie, devono essere previste per poter ripensare i percorsi di alternanza scuola/lavoro che vanno declinati in coerenza con lo specifico percorso formativo e svolti nella piena sicurezza dell’ambiente di lavoro.
Al fine di potenziare i percorsi formativi in presenza e il recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico in corso, vanno previste anche specifiche attività straordinarie di insegnamento in favore degli studenti. In particolare vanno ripristinate le risorse per l’attuazione dei corsi di recupero per gli studenti con carenze negli apprendimenti nel secondo ciclo e anche per il lavoro straordinario ATA in quanto occorre far fronte alle sopraggiunte esigenze (prolungamento orario scolastico, sanificazione, ecc.).
Per la gestione dei fondi del PNRR è necessario individuare referenti dedicati e destinati al comparto scuola che siano in grado di indirizzare opportunamente le istituzioni scolastiche sia sul piano progettuale sia su quello amministrativo/gestionale, fungendo da tramite tra amministrazione provinciale - dirigenti scolastici - personale docente - personale ATA; si deve inoltre prevedere una specifica formazione e il riconoscimento del lavoro aggiuntivo svolto dal personale impegnato nella realizzazione del piano.
- Affrontare i problemi del precariato:
Tenendo conto delle specificità dei diversi profili professionali, sono molteplici le richieste che noi avanziamo per sradicare il precariato nella scuola e per dare stabilità di rapporto di lavoro a tutte le tipologie di contratto a tempo determinato. Purtroppo i problemi che si palesano all'inizio di ogni anno scolastico, e che FLC CGIL ha sempre denunciato, rimangono in buona parte irrisolti. Poco o nulla è stato fatto fino ad ora e la realtà dei fatti smentisce clamorosamente quello che l’Amministrazione dichiara a mezzo stampa, cercando maldestramente di nascondere le difficoltà. Sono ancora centinaia le cattedre vacanti, cioè quei posti che necessiterebbero di maggior stabilità; a questi si devono aggiungere i posti che derivano da un irrazionale sottodimensionamento del personale ATA e AE. Ci sono responsabilità politiche precise in tutto questo, perché la scuola per risolvere i problemi che inevitabilmente la rallentano ha bisogno di sostanziosi investimenti. A questo proposito è doveroso far presente che il PNRR da solo non basta, ma deve essere finalizzato a sostenere la spesa corrente per l'istruzione: la scuola necessita, ora più che mai, di organici e di stabilità del personale. Non sono più tollerabili tentennamenti e incertezze. Con ben due procedure concorsuali per i docenti, ordinaria e straordinaria, e altrettante per il personale ATA, solo una piccola parte è stata assegnata per il ruolo. E in questo esiguo numero di lavoratori sono compresi alcuni docenti attribuiti a posti con contratto a tempo determinato che determineranno delle assunzioni effettive solo al termine degli specifici percorsi che si completeranno il prossimo anno. Ci scontriamo con una riforma del reclutamento definita nel PNRR e mai partita, caratterizzata da corsi abilitanti che ancora sono una chimera e che non è nemmeno in grado di dare una risposta ai docenti già di ruolo in attesa da anni una procedura abilitante specifica per potersi avvalere della mobilità professionale prevista nel contratto. Meno della metà dei posti disponibili sono stati destinati a effettive assunzioni a tempo indeterminato. Il risultato di questo caos (si pensi, tra l’altro, agli errori clamorosi comparsi nei quiz del concorso ordinario...), nonostante l'impegno profuso da uffici scolastici a loro volta in difficoltà perché sottodimensionati, e dalle commissioni, è che la scuola è partita anche quest’anno con classi e uffici scoperti.
Per la FLC l’unico modo per provare a risolvere la situazione è, nell’immediato, avviare procedure abilitanti per i docenti precari con tre anni di servizio e meccanismi di assunzione veloci e funzionali. Per il futuro, serve una riforma del sistema di reclutamento che metta al centro la formazione in ingresso, con corsi abilitanti gestiti in collaborazione da scuola e università connessi con i meccanismi di accesso al ruolo, in modo da evitare che si creino nuove sacche di precariato. Tutto questo non può prescindere da un potenziamento dell’organico dell’Ufficio Concorsi della PAT per la scuola, che ha visto ridurre progressivamente, e in modo significativo, il numero di personale in servizio principalmente a causa del mancato turnover dei dipendenti che hanno raggiunto la pensione.
Inoltre le risorse per gli aumenti rappresentano un tema dirimente per poter avviare un confronto per il rinnovo contrattuale, assieme alla formazione del personale che va ricondotta interamente all’interno della contrattazione e per la quale le risorse sono previste nel PNRR. È necessario poi che il contratto si faccia carico fino in fondo dell’equiparazione dei diritti tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato.
- Irrobustire la formazione professionale:
Il massimo dell’efficienza da parte del servizio educativo e scolastico può essere dispiegato a condizione che all’avvio della scuola l’assegnazione degli organici del personale sia completa. Questo è fondamentale anche per la formazione professionale, frequentata da un’utenza variegata e per alcuni aspetti fragile.
Anche la formazione professionale ha bisogno di interventi migliorativi urgenti in modo tale da conservare il suo importante ruolo educativo, attraverso percorsi di qualità, in grado di fornire ottime prospettive agli studenti. Ecco di seguito alcuni punti sui quali sarà necessario porre attenzione.
Le ragazze e i ragazzi che scelgono i percorsi offerti dall’IeFP hanno la possibilità solo teorica di accedere ad un quarto e quinto anno. L’IeFP deve garantire un curriculum coerente distribuito su 5 anni.
La mancanza di docenti di sostegno non consente l’attivazione di interventi specializzati a vantaggio dei numerosi studenti con BES che frequentano questi percorsi e aggrava il lavoro dei docenti di disciplina.
I criteri per la formazione delle classi sono diversi da quelli utilizzati nella scuola secondaria di secondo grado a carattere statale e peggiorativi: il numero di studenti per classe è di gran lunga superiore sia in presenza sia in assenza di studenti certificati 104; ad aggravare il problema c’è inoltre l’elevato numero di studenti con disturbi dell’apprendimento e di studenti stranieri.
Per dare uniformità all’erogazione del servizio occorre riportare il sistema, costituito da istituti pubblici ed enti paritari, all’unitarietà e unicità del contratto collettivo provinciale di lavoro garantendo parità di condizioni lavorative per il personale sia per quanto riguarda il trattamento giuridico (valore del servizio prestato, ricostruzione di carriera, istituti contrattuali…) sia per quello economico.
Per quanto concerne alta formazione professionale e istruzione tecnologica superiore desta preoccupazione la modifica alla LP n.5/2006 proposta nella collegata alla legge di bilancio provinciale 2023. Le perplessità nascono dall’introduzione di una norma di sistema con la legge finanziaria che avrà importanti ricadute per la formazione professionale e che prevede l’affiancamento dell’attuale alta formazione con la nuova realtà della fondazione, Its Academy. Il pericolo è costituito dal passaggio della titolarità dalle istituzioni scolastiche e formative ad un ente privato che nasce su suggerimento delle categorie economiche trentine trasformando l’attuale regia pubblica del sistema in una struttura formativa al servizio di aziende specifiche. Tutto ciò è lontanissimo dall’idea di percorsi formativi strutturalmente coerenti con le politiche di sviluppo tecnologico del territorio.
- Ripensare l’edilizia scolastica:
L’edilizia dovrà essere sempre più funzionale alla sicurezza e ai bisogni di apprendimento attivo degli studenti. È indispensabile avere infrastrutture non solo dignitose, ma concepite per fare scuola oggi, per classi meno numerose e per un tempo scuola più disteso. È necessario che la formazione o la rimodulazione delle classi, soprattutto dei primi anni, avvenga in base a parametri più favorevoli, che siano individuati spazi aggiuntivi per consentire di cambiare ambienti di lavoro nel corso di una stessa giornata e diversificare anche numericamente i gruppi di lavoro in base alle attività proposte. A questo fine per ciascuna scuola occorre prevedere l’adeguamento delle strutture esistenti, la ristrutturazione degli spazi interni ed esterni, la dotazione degli arredi necessari, ecc.
La formazione al centro
La FLC in questi anni si è caratterizzata e fatta apprezzare anche per le iniziative di formazione organizzate in collaborazione con l’associazione professionale Proteo Fare Sapere di Trento. La grande disponibilità e generosità delle persone coinvolte si è tradotta in una grande ricchezza di proposte. Per questo devo ringraziare in particolare la presidente dell’associazione, Sandra Boccher. Tante le idee che sono state realizzate e che non hanno riguardato solo la formazione rivolta al personale, per la preparazione ai vari concorsi e procedure selettive, ma anche ai docenti in periodo di prova, alle delegati e ai delegati di istituto; sono stati proposti anche approfondimenti tematici per tutto il personale dei nostri comparti e incontri con professionisti dei nostri settori. Non si è trattato solo di un servizio messo a disposizione dei nostri iscritti, né si è voluto trasformare il sindacato in un’agenzia formativa, ma l’intento è stato quello di dare un nostro contributo alla crescita della scuola in qualità e consapevolezza. I piani formativi che progettati e realizzati sono stati partecipati e hanno ricevuto continui e molteplici apprezzamenti da parte dei partecipanti. Hanno senza alcun dubbio contribuito ad avvicinare la nostra organizzazione alle lavoratrici e ai lavoratori dei nostri comparti e sono stati anche l’occasione per portare la nostra visione della scuola e della formazione, dell’educazione e dell’istruzione più in generale nei luoghi di lavoro.
L’attenzione e la cura per la formazione delle iscritte e degli iscritti alla nostra organizzazione sono una risposta possibile a quell’esigenza segnalata all’inizio di questa relazione “stare al passo con i tempi senza perdere la propria identità” e sono diventate per la FLC uno dei tratti distintivi. FLC CGIL vuole mantenere questo impegno anche bei prossimi anni, migliorando e ampliando la nostra azione.
Allo stesso modo abbiamo accolto con piacere la ripresa delle iniziative di formazione sindacale da parte della FLC nazionale. Abbiamo partecipato con entusiasmo ai seminari residenziali organizzati per i nuovi distaccati, con ritorni estremamente positivi da parte dei partecipanti. Hanno contribuito ad elevare il senso di appartenenza all’organizzazione, a qualificare il livello tecnico, a integrare le esperienze, a conoscere e valorizzare le specificità dei settori della conoscenza, ad ampliare l’orizzonte per prendere contatto con realtà esterne al nostro territorio.
Ribadisco che la formazione sindacale costituisce uno straordinario fattore strategico indispensabile per accompagnare quel difficile processo di ricambio generazionale. Essa dà vita ad un’azione concreta che risponde alla necessità di intercettare i giovani e, più in generale, le lavoratrici e i lavoratori, affinché entrino nella CGIL e negli organismi direttivi.
L’impegno politico di tutta la FLC è quello di difendere ed estendere i diritti fondamentali a tutte le lavoratrici e lavoratori della conoscenza, valorizzandone la professionalità, in un sistema pubblico di qualità, condizione essenziale per la crescita dei cittadini e del Paese.
Concludendo, vorrei dare un’informazione sulla situazione degli iscritti.
L'andamento delle adesioni al nostro sindacato è positivo; siamo passati da 2481 iscritti del 2018 a 3040 nel 2021 (2958 nel 2022 aggiornamento novembre).
Ogni anno si registrano nuove iscrizioni:
366 nel 2018
412 nel 2019
746 nel 2020
428 nel 2021
532 nel 2022 (aggiornamento novembre 2022)
Questo il numero di iscritti che annualmente vanno in pensione:
313 nel 2018
36 nel 2019
91 nel 2020
28 nel 2021
L'età media degli iscritti è passata da 48 anni nel 2018, 48 anni nel 2019, 47 anni nel 2020, 47 anni nel 2021, 46 anni nel 2022.
La FLC CGIL del Trentino gode di buona salute, ma su questi dati bisogna riflettere per capire come far crescere e migliorare il nostro sindacato. Abbiamo bisogno dell'impegno di tutti i delegati, dei futuri dirigenti che andremo a votare e dei comitati degli iscritti per intensificare la nostra presenza sul territorio e sui posti di lavoro, per far crescere la voglia di sindacato nei giovani, ma non solo.
Ed ora è arrivato il momento dei ringraziamenti e dei saluti.
Voglio ringraziare
I presenti, che hanno avuto la pazienza di ascoltare questa relazione e si sono impegnati a rimanere qui oggi, tutto il giorno, per essere parte attiva in un momento così importante di vita sindacale. Senza la vostra partecipazione tutto questo non avrebbe senso.
Le segretarie e i segretari generali della CGIL Scuola e della FLC che mi hanno preceduto in questo incarico così impegnativo e stimolante, che hanno tracciato il percorso in modo così chiaro e preciso da rendere facile per me proseguire il loro cammino.
Il gruppo della FLC del Trentino che tanto si è speso per dare gambe alla nostra idea di sindacato e che mi ha non solo supportato, ma ha reso possibile la realizzazione degli obiettivi che insieme ci siamo dati. La FLC del Trentino non è il segretario generale, ma una squadra fortissima composta da persone che hanno caratteristiche personali e competenze professionali complementari, che continuerà a lavorare attraverso un confronto libero e costante, consapevole che, quando si fissano dei traguardi, bisogna raggiungerli, o fare di tutto per raggiungerli. Questa è l’eredità più importante che rimane al prossimo segretario che, ne sono certa, saprà mettere a frutto questo potenziale.
Quindi grazie a Bianca, Carla, Sandra, Giorgio, Mauro e Raffaele che operano nella struttura da tanto tempo. A Daniele e Francesco che hanno iniziato da poco la loro esperienza in FLC, ma già sono stati risucchiati dalle cose da fare, dalle risposte da dare e dalle persone da incontrare. A Nicoletta, che presta volontariamente una parte del suo tempo al sindacato e mette a disposizione la sua esperienza e competenza.
A Fiorenzo, Francesco, Vincenzo e Iris Anna, che ci hanno accompagnato con serietà e attenzione in un tratto, per qualcuno anche molto lungo, di questo percorso.
Alla nostra giornalista Marianna Giuliano, per la grande competenza e disponibilità con cui ci segue e ci sostiene.
A tutta l’Assemblea Generale della FLC del Trentino che ha risposto sempre con prontezza alle richieste di confronto e di dibattito, anche nei momenti più difficili che abbiamo attraversato. In particolare alla persona e al ruolo del Presidente, Andrea Bommassar, che non ha fatto mancare fino all’ultimo la sua disponibilità, la sua preparazione e il suo impegno, nonostante la recente decisione di cambiare ambito lavorativo.
Alle RSU dell’università, dell’AFAM e della ricerca che hanno ottenuto degli ottimi risultati nelle elezioni della scorsa primavera, rendendo effettiva la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori nei loro settori lavorativi e aggiungendo faticosi carichi di lavoro all’orario di servizio quotidiano. Per questo non posso che rinnovare a tutti loro la mia stima e ringraziarli per l'impegno.
Ringrazio tutta la struttura CGIL, i servizi CGIL, Patronato, CAAF, Ufficio Vertenze e il nostro legale di riferimento Stefano Giampietro, l’Amministrazione, in particolare Elisa Graziola, per la precisione e la disponibilità che dedica al suo lavoro e Paolo Burli che ci ha sempre dato pareri e consigli da esperto.
Un pensiero affettuoso e riconoscente va a Gabriele che ci ha lasciati prematuramente, lasciando un vivido segno nella nostra organizzazione per il suo impegno e la sua dedizione.
A noi, oggi, auguro un dibattito ampio e sincero sulle tematiche che i documenti nazionali e il documento della CGIL provinciale hanno posto, che sono poi quelle che dovremo tutti quanti affrontare da domani.
Grazie e buon lavoro